Le tappe del Cammino Corleone - Sciacca

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Giuliana
Comune di 
Giuliana

  1. Castello di Federico II
  2. Chiesa della SS.ma Trinità
  3. Chiesa del SS. Crocifisso
  4. Chiesa di San Nicolò di Bari (dell’Abbadia)
  5. Chiesa del SS. Rosario
  6. Parco suburbano S. Anna “Giuseppe Altamore”

 piatti tipici

Sulla costruzione del castello esistono due teorie, per mancanza di una documentazione certa: la prima, ne ha attribuito la paternità a Federico II di Svevia, sulla base degli elementi architettonici di carattere svevo; la seconda, avvalorata dalla lunga permanenza di Federico III a Giuliana nel 1332, al sovrano della dinastia aragonese. In seguito la torre fu relegata a ruolo di difesa,la cinta muraria fu trasformata in reggia residenza e donata da Isabella Gioeni, marchesa di Giuliana e del marito Marc’Antonio Colonna, ai monaci olivetani di Santa Maria del Bosco di Calatamauro per erigervi un monastero filiale sotto il titolo di SS Trinità. Questo monastero divenne istituto del Boccone del Povero nel 1902 e nel 1991 Opera Pia Buttafoco – Tomasini. Nel 1356, Federico IV di Aragona detto il Semplice, concesse in feudo la città di Giuliana a Guglielmo II Peralta, conte di Caltabellotta sposo di Eleonora d’Aragona,protettrice dei deboli e di ordini religiosi. Di Eleonora,morta nel 1405,nel castello di Giuliana,poi sepolta nel monastero di Santa Maria del bosco di Calatamauro, rimane il celebre busto-ritratto in alabastro di Francesco Laurana,oggi presso il museo regionale di palazzo Abatellis.

sorge nella parte alta del paese e venne edificata tra il 1648 e il 1655 per iniziativa dell’abate Leonardo Ragusa. La chiesa della Trinità è ad unica navata, di mt.24×8 c.a., è illuminata da alte finestre ovali e presenta, al culmine della scalinata di ingresso, un portale manieristico con stemma olivetano. L’altare maggiore, ad intarsi di marmi policromi, presenta una grandiosa pala raffigurante la SS. Trinità. I due altari laterali presentano due luminosi quadroni raffiguranti la “Madonna in gloria col beato Bernardo Tolomei e Santa Francesca Romana” e la “Madonna col bambino e i Santi Benedetto, Placido, Mauro e Francesca Romana”.

domina con la sua scenografica facciata l’omonima piazzetta, nella parte alta del centro urbano. Fu eretta in forme barocche nel 1738 sul sito della distrutta Chiesa medievale di S. Margherita, già esistente sullo scorcio del sec. XV. Ad un’unica navata su pianta rettangolare (mt. 27 x 9), la chiesa è coperta da una volta a botte lunettata, con soprastante tetto a falde, che poggia su spessi muri di pietra calcarea. Il prospetto, a due ordini di lesene, è apparecchiato con conci tufacei squadrati e presenta un ricco portale barocco con timpano spezzato. All’interno le decorazioni a stucco della volta e delle pareti, le due balconate in ferro battuto a petto d’oca, il coro ligneo intagliato nel presbiterio, l’altare maggiore in marmo policromo compongono un pittoresco apparato di sapore barocco. I lavori in stucco, culminati nel presbiterio in uno scenografico fondale architettonico con fasci di colonne tortili a capitelli corinzi, furono compiuti nel 1752 dal maestro Nicolò Curti da Castelvetrano. Sull’altare maggiore è custodito un ischeletrito “Crocifisso” ligneo cinquecentesco, su croce di diaspro, oggetto di particolare culto da parte dei Giulianesi a seguito del “miracolo della pioggia” del venerdì 24 Aprile 1579. La barra processionale del Crocifisso, in stile neo-gotico, è opera dell’artigiano Giuseppe Miceli da Burgio. All’interno sono custoditi una serie di dipinti settecenteschi di ignoto autore: “L’Adorazione dei Magi”; “La Madonna delle Grazie”; “S. Antonio di Padova”; “S. Margherita”.

fu eretta nel 1550 e si affaccia con la fiancata meridionale sulla piazzetta del SS. Crocifisso. È comunemente detta Abbadia e costruita insieme all’annesso monastero delle suore benedettine. Nel 1886 a causa della “legge di soppressione dei beni ecclesiastici” il monastero diventò casa privata e le monache furono espulse. L’ex monastero addossato alla chiesa, occupa un vasto isolato e possiede un chiostro di rustica architettura. La Chiesa nel settecento ha subito delle modifiche che la rendono diversa rispetto alla configurazione originaria, ha una pianta di 23×7 metri e all’interno presenta una leggera decorazione. La Chiesa di San Nicolò di Bari custodisce alcuni dipinti settecenteschi riconducibili molto probabilmente a Fra Felice da Sambuca. Raffigurano: “S. Gioacchino e S. Anna “; “S. Benedetto e S. Scolastica”; “La presentazione di Gesù al tempio”; “S. Nicolò di Bari”. Oltre alle tele sono presenti dei pregevoli paliotti ricamati in oro e corallo realizzati dalle suore benedettine che erano esperte ricamatrici. La chiesa contiene inoltre una bella urna, a pareti in vetro, col Cristo morto.

sorge nella parte centrale dell’abitato e risale alla prima metà del sec. XVII. La fabbricazione fu iniziata nel 1634, dietro licenza del vescovo di Agrigento, e completata nel 1639. La chiesa, ad un’unica navata di m. 18 x 7, è coperta da una volta in gesso con soprastante tetto a falde. La facciata, a capanna, presenta un portale in stile manieristico e sul lato sud un campanile, dalle forme snelle, a base quadrangolare e con cuspide rivestita di piccoli conci maiolicati policromi. L’interno è decorato di stucchi ed affreschi dialettali attestanti la penetrazione del gusto proto barocco a Giuliana. Nell’estradosso dell’arco di trionfo vi è un ciclo di affreschi raffiguranti i misteri del SS. Rosario. Notevole la statua in legno di “San Francesco di Paola” risalente al 1828; altre statue lignee raffigurano: “S, Lucia”; “S. Teresa d’Avilla” e “S. Vincenzo Ferreri”; il gruppo della “Vergine del Rosario e S. Domenico”.

rappresenta un vero e proprio nucleo vivente della biodiversità sicana, dove uomo e ambiente rappresentano un tutt’uno. La presenza di un interessante percorso naturalistico di circa 26 ettari che, attraverso una vegetazione (quercia, timo, alloro, frassino, ecc.) perfettamente conservata, arriva fino alle pendici di un costone detto “costone di San Marco”, offre dimora per la nidificazione di alcune specie di rapaci (es. sparviero, nibbio e poiana). La natura incontaminata, gli animali e l’ex convento eremitico di Sant’Anna, conferiscono al parco un’impronta di notevole suggestione, un’oasi di pace e di salute indimenticabile. La semplice struttura in pietra richiama l’essenzialità del modo di vivere dei frati francescani dai quali il convento fu abitato a partire dal 1534. Annessa al convento si trova la chiesa, che presenta un’unica navata; la facciata a capanna presenta un umile portale, sovrastato da una finestra. Quest’ultima conservava diverse reliquie, custodite un tempo nella chiesa Madre di Giuliana e fra queste, la reliquia di S. Anna. Partendo dall’entrata principale sarà possibile ammirare la caratteristica struttura chiamata “stanza dello scirocco” che riprende negli schemi quella realizzata dai monaci nel convento. Da essa, attraversando tortuosi vialetti in pietra, ci si inoltrerà tra la boscaglia, accompagnati da un forte odore aromatico di cisto, per un sentiero che permette l’osservazione di alcune tra le specie di flora tipiche della macchia mediterranea. La bellezza delle sue componenti e le caratteristiche delle sue fitocenosi conferiscono al paesaggio un’impronta di notevole suggestione. Sempre lungo il percorso, si potranno scorgere imponenti esemplari di pistacchio secolari caratterizzati da fusti sinuosi e irregolari.

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